Con questo originale progetto scenico, la compagnia NEAMERA, inizia nel 2016 un nuovo percorso di ricerca con le medie maschere espressive che permettono all’attore di parlare e sono usate nella messa in scena per studiare la natura umana nella sua complessità. Queste maschere permettono di aumentare, come una lente di ingrandimento quello che nell’esistenza possiamo chiamare drammatico, comico o tragico. Inoltre la sperimentazione ha toccato altri linguaggi teatrali come le ombre, gli oggetti e le figure.
Mediante una precisa stilizzazione del movimento, un sottile supporto nelle dinamiche degli animali e attraverso il funzionamento scenico del lavoro con maschera, si è tessuta la drammaturgia fisica e corporale di questa famiglia, disposta a fare qualunque cosa pur di non separarsi. Una proposta diretta, creativa e poetica.
La notizia dell’espropriazione della casa sconvolge la vita di una modesta famiglia. Un
padre, una madre, un figlio, una figlia, si trovano costretti ad affrontare una situazione difficile mettendo in gioco gli equilibri delle loro relazioni. In una realtà colpita dalla crisi e dalla mancanza di lavoro si cerca aiuto e appoggio nella benevolenza del nonno, figura di riferimento in qualunque nucleo familiare. Come comunicare l’inquietudine della precarietà che si vive quotidianamente? Come far comprendere a una generazione così lontana e diversa le paure e i rischi di una società, quella attuale, instabile e continuamente mutevole? Dinanzi ad un futuro incerto la scelta di costruire e tenere unita una famiglia diventa un atto di coraggio.
Lo spettacolo è stato presentato in importarti rassegne come Noches de Teatro de Cádiz (Spagna – 2017), ESAD Sevilla (Spagna – 2017), Pròsopo Project (Italia – 2019) e al Castelbuono Teatro Festival (Italia – 2017) dove riceve il premio come miglior spettacolo con la seguente menzione: “… per la capacità di rendere espressivo ogni minimo gesto, di raccontare con il linguaggio del corpo storie ed emozioni con un progetto di regia particolarmente complesso che ricorre in modo geniale anche al teatro di figura e al rendere espressivo ogni oggetto dando anche all’attrezzeria di scena il ruolo di mediatore espressivo e comunicativo. (Giuria Tecnica: A. Guzzio, S. Raimondi, S. Polizzano, S. Castiglia)”.
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